Fino agli anni 80 del secolo scorso, i quasar sono stati oggetti enigmatici e di difficile comprensione. Oggi sappiamo che dietro a un quasar c’è un buco nero di proporzioni enormi (con una massa stimata in almeno un miliardo di soli).
Inoltre sono oggetti che si trovano in regioni remote dell’Universo, indice che questi oggetti sono stati abbondanti soprattutto nei 3 miliardi di anni dopo la nascita del Cosmo, con una presenza stimata in 1000 volte superiore all’attuale. Una vera era dei quasar….
Usando una combinazione di dati raccolti con l’interferometro IRAM (Institut de Radioastronomie millimétrique) e con simulazioni ai supercomputer, i ricercatori hanno scoperto che un quasar getta gas freddo a una velocità che può arrivare fino a 2000 chilometri al secondo e su distanze di circa 200.000 anni luce – molto più lontano di quanto è stato osservato prima.
Come questo gas freddo – la materia prima per la formazione delle stelle nelle galassie – può essere accelerato a velocità così elevate, è finora rimasto un mistero. Un confronto dettagliato fra le nuove osservazioni e simulazioni con supercomputer, ha permesso solo ora ai ricercatori di capire come questo può accadere: il gas viene prima riscaldato a temperature di decine di milioni di gradi dall’energia rilasciata dal buco nero supermassiccio che alimenta il quasar, poi questo enorme accumulo di pressione accelera il gas caldo e lo spinge alla periferia della galassia.
Le simulazioni al supercomputer mostrano un getto che fuoriesce dalla galassia madre, permettendo a una parte del gas caldo di raffreddare la sua temperatura abbastanza da essere osservabile con telescopi radio.
I risultati sono presentati in due articoli distinti pubblicati il 16 gennaio su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society e Astronomy & Astrophysics.
Come il buco nero attira materia a se, enormi quantità di energia vengono rilasciati.
“E’ la prima volta che abbiamo visto getti di gas freddo in movimento a queste grandi velocità a tali distanze dal buco nero supermassiccio“, ha detto Claudia Cicone, dottoranda presso la Cavendish Laboratory di Cambridge e Kavli Institute for Cosmology, e autore principale dell’articolo apparso su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Le osservazioni della Cicone hanno permesso alla seconda squadra di ricercatori specializzati in simulazioni al supercomputer, di sviluppare un modello teorico dettagliato del gas che si allontana dal centro galattico, intorno a un quasar luminoso.
Tiago Costa (dottorando presso l’Institute of Astronomy e il Kavli Institute for Cosmology di Cambridge), ha detto: “Abbiamo scoperto che mentre il gas viene lanciato fuori dal quasar a temperature molto elevate, c’è abbastanza tempo perchè si raffreddi attraverso il meccanismo del raffreddamento radiativo (meccanismo simile a come la Terra si raffredda in una notte senza nuvole)“; Costa è autore principale dell’articolo apparso su Astronomy & Astrophysics. “La cosa sorprendente è che in questa galassia lontana, in un Universo ancora giovane, è in condizioni perfette per osservare il rapido movimento del gas caldo e il gas che si va a raffreddare alle basse temperature, così come Claudia e il suo team hanno trovato.”
Lavorando a IRAM sull’Altopiano di Bure nelle Alpi francesi, i ricercatori hanno raccolto dati in banda millimetrica, che consente l’osservazione delle emissioni da gas freddo che è il combustibile primario per la formazione stellare e ingrediente principale di galassie, ma è quasi invisibile in altre lunghezze d’onda.
(fonte: phys.org )
Varie ed eventuali.
1. La Venus Express sta sempre più precipitando nell’atmosfera di Venere, il secondo pianeta del Sistema Solare. La telemetria che si riesce a ricevere attraverso l’onda portante in banda X, e che viene trasmessa da un’antenna ad alto guadagno della sonda (nonostante il fatto che essa non è puntata verso la Terra), è comunque in costante diminuzione.
L’ultimo rilevamento dava la Venus Express a 128,8 km d’altezza, ma si pensa che il prossimo passaggio darà un’altezza più bassa e in costante discesa. La sopravvivenza della sonda non è questione di settimane, ma di giorni.
(Fonte: blogs.esa.int )
2. Restando collegati al tema centrale di questo post, ecco una bellissima immagine di un candidato buco nero che non si “è minimamente preoccupato” di farsi fotografare mentre due getti di materia si allontanano in direzione opposte dal centro dell’oggetto.
Questi getti spesso non possono essere rilevati in luce visibile, ma sono visti con radiotelescopi.
(Fonte: planetary-science.org )
Dal Cosmo è tutto…..CIELI SERENI.
Francesca