Paul Dirac: una biografia unica e meravigliosa, scritta con il cuore e con una precisione quasi maniacale. Graham Farmelo (biografo e ricercatore scientifico) ci ha regalato la più completa biografia del fisico britannico, l’uomo che vide la fisica quantistica, quando la fisica quantistica non era ancora nata. L’uomo che, con le sue formule e le sue intuizioni (di cui alcune, all’epoca, poco comprese), è in grado ancora oggi di indicare la via per la ricerca quantistica, soprattutto ora che l’infinitamente piccolo sta entrando anche nelle nostre vite, come i futuristici computer quantistici. Graham Farmelo è stato pluripremiato per questa biografia e a leggera si comprende perchè!!!
Per questa opera monumentale, ha ricevuto diversi riconoscimenti fra cui il Premio Kelvin nel 2012 per la divulgazione scientifica dato dall’Istituto di Fisica.
Con questo testo, Graham Farmelo ci fa conosce un Dirac inedito, poco conosciuto alle masse; un lavoro immenso, reso possibile anche grazie agli eredi del grande fisico che hanno aperto i loro archivi e permesso all’autore di ricostruire eventi e momenti della vita di quest’uomo così sfuggevole.
Paul Adrien Maurice Dirac nasce a Bristol l’8 agosto 1902 da Flo e Charles Dirac; secondo di tre figli. Il padre, di origini francesi, ha segnato molto l’infanzia di Paul, di suo fratello maggiore Felix e della sorella minore Béatrice (Betty). Paul Dirac è cresciuto in un ambiente austero, con questo padre padrone che spesso pretendeva molto dai figli (soprattutto i due maschi), al quale impartiva severe lezioni della sua lingua madre (il francese) e che spesso imponeva venisse parlata in casa. Molti però, fuori dall’ambiente domestico, faticavano a credere che il padre di Dirac fosse una figura così autoritaria e prevaricatrice; egli infatti era conosciuto in paese come maestro di lingua francese sempre molto disponibile e gran lavoratore, non solo come insegnate di scuola superiore, ma anche per le lezioni impartite privatamente a casa ai suoi allievi.
Paul Dirac non parlò mai spontaneamente e a chiunque dei rapporti conflittuali con il padre Charles; neanche alla moglie Manci e ai pochi amici intimi: a loro dedicò pochi aneddoti ed emozioni legate al dittatoriale genitore. Secondo Manci, l’evento più traumatico che Paul dovette affrontare fu la morte del fratello poco più che ventenne; alla polizia, che trovò il cadavere in aperta campagna, fu presto chiaro che Felix si fosse suicidato il 5 marzo del 1925. Paul ebbe sempre dentro di sé la strisciante sensazione che furono le imposizioni paterne a rendere infelice il Felix e a spingerlo ad un gesto così estremo, non prima di aver creato una rivalità tale fra i due fratelli (sempre poco compresa da Paul), da spingere Felix a credersi inferiore a Paul e a non poter mai, un domani, soddisfare i diktat del padre. Felix avrebbe voluto fare il medico (professione verso il quale sentiva una profonda vocazione), ma il padre glielo impedì. Nel contempo Paul proseguiva i suoi studi di ingegneria e si appassionava sempre più alla fisica, fino ad entrare a Cambridge. Una catastrofe per Felix, che tagliò i suoi rapporti con Paul.
Con la madre Flo ebbe un rapporto diverso: dalle carte emerge una donna molto legata al figlio, soffocante quasi. Talmente legata da essere fin gelosa anche delle rarissime frequentazioni femminili del figlio, che prima del matrimonio si riducevano a semplici scambi epistolari con altre donne. Nel 1933, quando Paul Dirac venne nominato e ricevette il Nobel per la fisica, la madre era al suo fianco a Stoccolma. Profondamente infelice del suo matrimonio, Flo Dirac cercò sempre un minimo di controllo nella vita del figlio (quasi un succedaneo del marito), ma per la sua natura schiva, Paul dava alla madre quel minimo di informazioni e spesso tardava nel dare le risposte da lei desiderate.
In questo ambiente oppressivo e soffocante della famiglia Dirac, Paul si è fatto strada trovando una sua dimensione fatta di silenzi e concretezza. A domanda rispondeva spesso con monosillabi o singole parole opportunamente scelte dopo attimi di silenzio. All’università di Cambridge, i colleghi avevano coniato l’unità di misura verbale “il Dirac” ovvero, la capacità di proferire una sola parola all’ora.
“Da anziano, Dirac ricordava la sala da pranzo [della casa d’infanzia a Bristol] come la camera delle torture. Era qui, disse tante volte, che suo padre lo aveva trascinato in un’esistenza di silenzio e di inibizione – il giovanissimo Paul, costretto a parlare francese, alfine trovò più facile non dire nulla che fare errori che il padre avrebbe punito spietatamente.” (pag. 557)
In realtà, dietro a questa natura schiva, oltre ai traumi infantili subìti in famiglia, c’è con buona probabilità il fatto che Paul Dirac soffrisse dalla sindrome di Asperger (conosciuta anche come autismo ad alto potenziale). Per comprender meglio questa ipotesi, Farmelo ha sottoposto allo psicologo Simon Baron-Cohen le manie, i problemi e le capacità di Dirac. Non ci fu mai una diagnosi e poco si conosce dell’età infantile di Paul e dei suoi progressi (eventuali ritardi nella verbalizzazione o spiccate capacità di calcoli complessi in età molto precoce), che possa ricondurre a elementi certi da associare all’Asperger. Secondo Baron-Cohen ci sono comunque alte probabilità che il famoso fisico Paul Dirac ne fosse affetto. Nel penultimo capitolo Sul cervello e sulla personalità di Paul Dirac, Farmelo analizza proprio questa cosa, di come molti elementi dell’età adulta e le sue capacità intellettive, possano essere essenzialmente sovrapponibili a chi soffre di autismo ad alto potenziale.
Dirac, nonostante le mille difficoltà a socializzare, si sposò nel 1937 con Margit Wigner (Manci) di origine ungherese. Ebbe due figlie Mary e Monica e si occupò anche dei figli di lei, avuti in un precedente patrimonio: Gabriel e Judy.
Il capitolo finale Graham Farmelo lo dedica all’eredità lasciataci da Paul Dirac. Secondo solo ad Einstein, fu un fisico brillante e di grande riferimento per tutto il ‘900 e ancora oggi ne godiamo delle intuizioni. Nonostante questo, Paul è poco conosciuto nella sua stessa Bristol, a differenza del coetaneo più in vista Cary Grant; e alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, fu anche velatamente rinnegato dall’allora establishment di Cambridge (suscitando le ire della moglie di Dirac, Manci che decise di trasferirsi per sempre negli USA portandosi dietro un poco convinto Paul).
All’età di 82 anni, Dirac si spense il 20 ottobre del 1984 negli Stati Uniti a Tallahassee in Florida dove si era trasferito dopo aver lasciato la Cattedra di Cambridge nel 1969; alla memoria di Paul Dirac venne posta una lapide nell’Abbazia di Westminster lunedì 13 novembre 1995, il discorso finale venne tenuto da Stephen Hawking. Lo stesso Hawking occupò la cattedra lucasiana di Cambridge che fu prima di Isaac Newton per 33 anni (dal 1669 al 1702) e più avanti, di Paul Dirac per 37 anni (dal 1932 al 1969).
In questa biografia Graham Farmelo mette davvero tutto ciò che è possibile scrivere in una biografia; ogni singola riga è un aneddoto da assaporare e leggere con estrema attenzione. Farmelo ci mostra il Dirac al lavoro nel suo studio di Cambridge, così come ci propone aneddoti simpatici che proprio si fatica ad attribuirli allo schivo e riservato Paul Dirac, uomo famoso per essere taciturno e distaccato, come le letture di Topolino, la passione per il film 2001 – Odissea nello spazio che rivide più e più volte o qualsiasi programma televisivo che avesse come protagonista la cantante americana Cher. Aneddoti unici, come quando a 60 anni suonati, durante una nuotata al lago, fermò un motoscafo e convinse il proprietario a fargli provare per la prima volta lo sci d’acqua.
Farmelo ci descrive un Dirac a 360°, ci descrive il Paul uomo non solo lo scienziato, il Paul più intimo, quello che meno è emerso quando era vivo, le sue amicizie (per quanto limitate) e le sue convinzioni (per quanto abilmente celate); questo anche grazie alla collaborazione delle figlie Monica e Mary e della nipote Gisela Dirac.
In questa recensione ho volutamente omesso l’aspetto più noto di Dirac, ovvero le sue scoperte e il suo lavoro di fisico. Non è di questo che parla la biografia. Anche quando inevitabilmente si descrivono le sue scoperte, Farmelo opta di proporci il lato umano di Paul. Come viveva lui il successo delle sue intuizioni, l’assegnazione del Nobel o la riconoscenza degli altri colleghi (anche i grandi come Einstein spesso consultavano i manuali scritti da Dirac elogiandone i contenuti [pagg. 336/337]; in più di una occasione Einstein stesso venne sentito mentre, cercando gli scritti di Paul, affermava: “Dov’è il mio Dirac!“).
Per gli amanti della fisica, ma anche per chi volesse conosce uno degli scienziati più misteriosi del ‘900, questa è sicuramente la biografia che non deve mancare. Scritta con semplicità, ma senza tralasciare nessun dettaglio. Una traduzione impeccabile, che permette al lettore di immergersi ad ogni riga nella incredibile vita di Paul Dirac. L’unica nota negativa di questo libro è (per l’edizione italiana) il prezzo non proprio economico di 43,00 euro.
L’uomo più strano del mondo – autore Graham Farmelo – ed.: Raffaello Cortina Editore
Buona lettura e CIELI SERENI