Mercurio è tutt’altro che freddo, morto e noioso; anzi è stata una vera sequenza di sorprese.
L’ultima sonda che l’ha analizzato e osservato è stata la MESSENGER (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry and Ranging) della NASA; mentre nel 2018 (dopo diversi rinvii) dovrebbe partire BepiColombo, frutto della collaborazione dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), con la JAXA (l’Agenzia Spaziale Giapponese).
La posizione di Mercurio, lo rendere di difficile osservazione da terra per la sua estrema vicinanza al Sole e per le sonde che devono raggiungere il pianeta, è necessario fare diverse correzioni orbitali per non finire dritti dentro il pozzo gravitazionale della nostra stella.
Questo ha fatto snobbare il pianeta per diverso tempo, ma da quando la sonda MESSENGER ci ha fornito informazioni più dettagliate (prima del suo schianto programmato nel 2015), la nostra considerazione per questo corpo roccioso è decisamente cambiata, facendosi più interessata.
Mercurio, che prima ci appariva freddo, morto e noioso ora sappiamo essere dinamico e attivo.
Prima di tutto si è scoperto che è molto più denso di come dovrebbe essere in rapporto alle sue dimensioni ridotte (poco più grande della Luna).
Il nucleo risulta evidentemente sproporzionato rispetto alle misure contenute di Mercurio: è il 42% del volume totale; per la Terra questo rapporto è del 17%.
Questa forte differenza trova la sua risposta nella teoria dell’impatto con un corpo maggiore, attualmente la più accreditata per spiegate il fenomeno. Il protopianeta originario era più grande del Mercurio attuale, ma l’impatto con un asteroide (o pianeta nano) agli albori del Sistema Solare, hanno eiettato gran parte del materiale del neonato Mercurio nello spazio.
Un altro tratto particolare è il suo campo magnetico. Fra i pianeti rocciosi solo la Terra e Mercurio ne possiedono uno abbastanza attivo. La spiegazione più ovvia è che abbia un nucleo liquido fatto di ferro che scorre all’interno. I forti effetti mareali, causati dalla relativamente elevata eccentricità dell’orbita del pianeta, fornirebbero l’energia necessaria a mantenere il nucleo in questo stato fluido.
Una ulteriore curiosità del pianeta è data dalla sua struttura superficiale. In essa si trovano sia scogliere antichissime che recenti scarpate (datate pochi milioni di anni). La teoria che spiegherebbe questa differenza, sta nella ancora presente attività geologica. Il pianeta si sta lentamente raffreddando. Il nucleo, di conseguenza si restringe e il mantello si contrae di conseguenza, creando le increspature e le rugosità che osserviamo oggi.
Messenger ha anche registrato elementi volatili delicati e particolari come il potassio e l’uranio, sostanze chimiche che avrebbero dovuto già essere stati distrutti dall’enorme calore di una collisione o dal caldo torrido della crosta surriscaldata dalla vicinanza del Sole. Questa presenza però potrebbe essere in conflitto con l’ipotesi di un nucleo abnorme. Gli studiosi si stanno ancora interrogando su questo punto controverso.
Inoltre, Mercurio presenta colate piroclastiche dovute probabilmente a un vulcanesimo esplosivo. Dall’analisi spettrografica delle colate, sembra che queste siano mescolate a diverse sostanze chimiche, fra cui acqua e anidride carbonica, risultando così molto simili all’interno di alcuni crateri lunari. La presenza di ghiaccio d’acqua è stata soprattutto rilevata nei crateri polari (come per la Luna).
Adesso si attende la missione BebiColombo del 2018 per capire bene le dinamiche di questo pianeta roccioso, così piccolo e inaccessibile se non lo si guarda con occhi sufficientemente indagatori. Ulteriori informazioni sulla missione BebiColombo a questo link.
Dal Cosmo è tutto….
CIELI SERENI
Francesca
Fonte: astronomy.com e wikipedia