Un argomento complesso e affascinante è quello della scoperta di nuovi esopianeti. Dal 2009, il più grande contributo ci è giunto da Kepler (il telescopio della NASA), che con il metodo del transito rileva i cali di luminosità delle stelle per individuare eventuali passaggi di esopianeti che vi orbitano attorno.
Dal novembre 2013 è arrivato anche Gemini Planet Imager – GPI – a supportare il lavoro degli scienziati. GPI è un ottica montata sul telescopio di 8 metri Gemini South Telescope in Cile. Questo strumento è stato ideato per permettere agli scienziati di osservare esopianeti di tipo gioviano che, nonostante la loro mole, sono molto difficili da individuare soprattutto se orbitanti vicino alla stella madre che ne offusca completamente la loro già debole luminosità. Osservare un esopianeta orbitare attorno alla propria stella non è una cosa facile e la tecnologia lo ha permesso solo in tempi recentissimi.
I dati presentati nel recente incontro della AAS (American Astronomical Society) a Seattle da Marshall Perrin, mostrano i primi dati avuti dall’osservazione di una stella binaria denominata con la sigla HR 4796A nella costellazione del Centauro a una distanza di 237 anni luce da noi. Questo oggetto celeste (conosciuto anche come l’Occhio di Sauron) e la sua analisi, sta permettendo agli scienziati di capire meglio le dinamiche delle stelle con dischi e pianeti che vi ruotano attorno. Nella fattispecie, uno dei primi dati catturati da GPI è che il disco di HR 4796A appare opaco, indice che è molto più denso di quanto non sembri e questo porta ad assorbire maggiore luce emessa dalla stella madre. Questa è una stella giovane e ha una massa maggiore del Sole; anche il disco di polveri che vi ruota attorno ha un diametro maggiore (il doppio) di quello che si trova all’estremità del nostro Sistema Solare (il nostro disco di materia è anche meno denso di quello di HR 4796A).
Una notizia aggiuntiva su questo splendido strumento l’ha fornita Patrick Ingraham della Stanford University, confermando che l’analisi di un’altra stella, HR 8799, presenta i pianeti osservati con diversi colori. Questa stella si trova in direzione della Costellazione del Pegaso a 129 anni luce da noi e sono stati osservati i quattro pianeti che le ruotano attorno. Secondo Patrick Ingraham: “I modelli atmosferici attuali dei pianeti extrasolari non possono spiegare pienamente le sottili differenze di colore che GPI ha rivelato. Si deduce che le differenze possano nascere da una diversa composizione delle nuvole in atmosfera. Il fatto che GPI sia stato in grado di estrarre nuove conoscenze in un lasso di tempo così breve dalla sua messa in funzione, anche in condizioni sfavorevoli, è una vera e propria testimonianza di quanto rivoluzionario sarà questo strumento nel campo dei pianeti extrasolari»
Prima di concludere il post, vorrei ricordare a tutti gli interessati il fantastico progetto che il team di Kepler propone ormai da anni; si chiama PLANET HUNTERS, è aperto a tutti e permette di classificare le stelle che potrebbero avere dei potenziali pianeti che vi orbitano attorno. Dopo essersi registrati al sito planethunters.org , è possibile analizzare gli spettri luminosi delle stelle che il sistema ci propone in una scelta del tutto causale. Qualora venga accertato un transito (su cui si era dato parere positivo) anche dal team scientifico di Kepler (di solito la conferma arriva dopo parecchio tempo), si figurerà fra gli scopritori di quell’esopianeta.
(Fonte: media.inaf.it )
Varie ed eventuali.
1. Bellissimo video creato da Riccardo Rossi dell’associazione ISAA utilizzando una sequenza fotografica della Luna che tramonta sotto l’orizzonte terrestre. Le foto sono state fatte dalla più privilegiata delle posizioni possibili: la Stazione Spaziale Internazionale.
2. Partito alle 10.47 del 10 gennaio 2015, il vettore Falcon 9 con a bordo il cargo Dragon CRS-5 diretto verso la stazione spaziale.
Dal Cosmo è tutto….CIELI SERENI
Francesca