Qualcuno di voi ha mai sofferto di allergia lunare? Detta così, forse, è un po’ troppo semplicistica…e non è al nostro satellite che gli astronauti delle Missioni Apollo erano allergici.
Un esempio di questa improvvisa allergia lunare, fu l’astronauta dell’Apollo 17 Harrison Schmitt, che dopo una passeggiata lunare, respirò accidentalmente parte della polvere lunare che lui e il suo comandante avevano inavvertitamente disseminato nella cabina del Challenger (il LM della missione). Per un giorno intero, Schmitt ha sofferto di quello che ha descritto come “febbre da fieno lunare“. I suoi occhi si inumidirono, la sua gola pulsava e lui ebbe un attacco di starnuti.
No, Schmitt non soffriva di allergia lunare. Gli scienziati della NASA hanno spiegato che i pezzi di polvere lunare – specialmente le particelle più piccole – pongono chiari rischi per la salute agli astronauti, se inalate. Un recente studio pubblicato nel numero di aprile della rivista GeoHealth ha esaminato esattamente quanto pericolosa possa essere questa polvere a livello cellulare. In diversi test di laboratorio, un singolo pezzettino di polvere lunare è risultata abbastanza tossica da uccidere fino al 90% delle cellule polmonari e cerebrali esposte.
La polvere sulla Luna si comporta in modo leggermente diverso dalla polvere sulla Terra. Qui da noi siamo abituati a vedere le rocce modellate dalle intemperie; dalle coste più alte e frastagliate, al più piccolo granello di polvere,sono i venti e le piogge che levigano e smussano questi elementi. Ma sulla Luna non c’è vento, non c’è pioggia, la polvere non si erode mai. I granelli di polvere lunare – che sono in gran parte il prodotto di impatti di meteoriti – rimangono affilati e abrasivi, e possono facilmente intaccare le cellule polmonari di un astronauta, se respirate troppo profondamente.
Inoltre, la polvere lunare può galleggiare sospesa dal suolo. Senza atmosfera né campo magnetico forte, sulla Luna non c’è protezione dal costante bombardamento da parte del vento solare che trasporta particelle cariche, il suolo lunare può quindi caricarsi elettrostaticamente come un vestito acrilico con l’elettricità statica.
“Questa carica può essere così forte che le particelle del suolo effettivamente levitano sopra la superficie lunare“, hanno scritto gli autori nel nuovo studio.
Il meccanismo è ben spiegato in queste parole di Matteo De Giuli dell’istituto INAF:
“Per ogni giorno lunare, la radiazione solare potrebbe infatti essere forte abbastanza da riuscire a strappare qualche elettrone dagli atomi delle particelle di polvere, costituendo così una leggera carica positiva. Sulla parte non illuminata della Luna, invece, gli elettroni provenienti dal vento solare, potrebbero colpire le particelle di polvere conferendo loro una piccola carica negativa. Al confine tra le regioni illuminate e quelle coperte dall’ombra, le forze elettriche potrebbero così far lievitare questa polvere carica, sollevando i grani nel cielo lunare.“
Da lì, è abbastanza facile che la polvere si insinui negli angoli e nelle fessure della tuta spaziale di un astronauta e invada successivamente gli alloggi. Queste particelle libere possono ostruire le attrezzature, le cerniere, rovinare i vestiti e – come scoprì Schmitt – devastare il corpo umano se ingerito accidentalmente dagli astronauti.
Nel loro nuovo studio, un team di ricercatori della Stony Brook University di New York ha voluto scoprire quanto pericolosa potesse essere per i polmoni, la polvere lunare. Poiché il vero terreno lunare è difficile da trovare sulla Terra, il team ha utilizzato cinque tipi di polvere di origine terrestre che simulassero il più possibile quella lunare: inclusi cenere vulcanica proveniente dall’Arizona, polvere scremata da un flusso di lava in Colorado e una polvere vetrosa, prodotta in laboratorio e progettata dal Geological Survey statunitense per l’uso negli studi sul suolo lunare.
Il team ha misurato gli effetti della polvere lunare sugli organi umani mescolando i loro campioni di suolo direttamente con le cellule polmonari umane e le cellule cerebrali di topo coltivate nel loro laboratorio. Gli scienziati hanno macinato ciascun campione di terreno in tre diversi gradi di granulosità, il più fine dei quali era largo pochi micrometri (più piccolo della larghezza di un capello umano) e facilmente capace di essere inspirato e finire in profondità nei nostri polmoni.
Quando la squadra ha fatto il punto sulle queste cellule 24 ore dopo, hanno scoperto che ogni tipo di terreno aveva causato un certo grado di morte delle cellule cerebrali e dei polmoni. I campioni a grana fine si sono dimostrati estremamente letali, uccidendo fino al 90% delle cellule che erano state esposte. Le cellule che non sono state decimate definitivamente, hanno mostrato segni di danni al DNA che potrebbero portare a cancro o malattie neurodegenerative se non curate.
“Chiaramente, evitare l’inalazione della polvere lunare sarà importante per i futuri astronauti“, hanno scritto gli autori dello studio.
Ma nell’attesa che gli umani tornino a esplorare la Luna nei decenni futuri, è utile mandare sonde che permettano di indagare questo aspetto per nulla secondario.
Fortunatamente, la NASA ha preso sul serio questo problema da molto tempo e studi ingegneristici permetteranno di adottare strategie vincenti, come superfici con uno schermo antipolvere elettrodinamico (Electrodynamic Dust Shields -EDS): pannelli elettricamente carichi che “sparano” piccole correnti attraverso fili sottili per eliminare la polvere in sospensione. I primi test di laboratorio hanno dimostrato che questi scudi funzionano bene e alcuni pannelli campione sono attualmente testati sulla Stazione Spaziale Internazionale. Rimane da vedere se gli stessi pannelli potranno essere incorporati nelle tute spaziali degli astronauti.
Dal Cosmo è tutto.
CIELI SERENI
(Fonte: livescience.com)