Vorrei completare l’argomento sull’origine dell’acqua terrestre e come essa sia arrivata sulla Terra. Un nuovo studio proposto qualche mese fa, ci offre una prospettiva differente da quelle analizzate fino a ora. Facciamo il riassunto delle puntate precedenti: si è sempre pensato che uno dei maggiori contribuenti all’apporto di acqua sulla Terra fossero le comete. Da quando si è potuto analizzare la loro composizione, si è pensato che solo le comete con un afelio “relativamente” vicino fossero compatibili con l’acqua dei nostri oceani, dato che le comete di lungo periodo provenienti da zone lontane come la Nube di Oort presentano un tasso di deuterio troppo alto per essere compatibile con la nostra acqua. Le recenti analisi della cometa 67P Churyumov/Gerasimentko da parte di Rosetta però, ci dicono qualcosa di diverso: anche le comete di breve periodo come questa (che è una cometa gioviana) potrebbero presentare un livello di deuterio maggiore e non essere quindi compatibili con la nostra acqua. Resta perciò l’ipotesi asteroide, ma anche una nuova prospettiva può essere interessante come ipotesi calzante con la realtà.
E se l’acqua presente sul nostro pianeta in realtà fosse acqua presente anche nel nostro pianeta? E’ una sottigliezza grammaticale è vero, ma nella realtà sul e nel fanno la differenza. In questo conteso, il sul prevede che sia solo e soltanto presente in superficie, il nel include anche quella parte del nostro pianeta che sta sotto i nostri piedi.
Ed è proprio li che si potrebbe celare il mistero. Uno studio recente portato avanti da Brandon Schmandt e Steven Jacobsen della Northwestern University e della University of New Mexico, suggerirebbe che sotto la crosta terrestre sia presente una tale quantità d’acqua da lasciare sorpresi: le stime suggeriscono almeno il triplo di quella che osserviamo ora negli oceani in superficie!!
Ma dove si troverebbe tutta quest’acqua? Secondo i ricercatori, nel mantello della crosta terrestre, e più precisamente nel mantello superiore situato tra i 410 e i 660 km di profondità. Sarebbe atipico anche il modo con il quale si presenta quest’acqua. Essa infatti si potrebbe dire che è intrappolata in un minerale chiamato ringwoodite. Questo minerale finora era stato osservato in un meteorite caduto in Australia nel 1879. Ma la sua presenza non era stata finora osservata sulla superficie terrestre. Nell’aprile 2014 però, in Brasile, dopo un’eruzione vulcanica, viene rinvenuto un frammento di roccia contenente proprio questo minerale, dando così conferma ai geologi, della sua presenza anche nel nostro pianeta.
L’acqua intrappolata a grandi profondità si troverebbe scissa a causa della pressione alta e dalle temperature elevate della zona di transizione fra il mantello superiore e quello inferiore a circa 600 km di profondità. La scissione dell’acqua in questa situazione lascia una firma chiara, in evidenti tracce di radicale ossidrile osservate dei geologi nelle rocce rinvenute in Brasile.
(Fonte: media.inaf.it )
Varie ed eventuali.
1. La cometa C/2014 Q2 che prende anche il nome dal suo scopritore Terry Lovejoy, sta per giungere al suo massimo luminoso. Il 7 gennaio sarà infatti alla distanza minima (a 70.200 km) dalla Terra e quindi facilmente osservabile con un binocolo (o a occhio nudo se avete la fortuna di trovarvi in un luogo libero da luci artificiali e foschia).
Segui la Lovejoy sul sito theskylive.com con la diretta della telemetria e il suo spostamento nella volta celeste giorno per giorno.
2. Fra qualche mese due uomini di nome Mikhail Kornienko e Scott Kelly (astronauti veterani) partiranno alla volta della ISS per una missione molto particolare. Il 27 marzo 2015 questi due astronauti partiranno con la Soyuz TMA-16M e con un terzo membro dell’equipaggio, il comandante Gennady Padalka, e fino a qui nulla sembra particolarmente strano.
Kelly e Kornienko però non soggiorneranno sulla ISS per “soli” 160 giorni che in media fanno tutti come di prassi, bensì per quasi un anno e per essere precisi 342 giorni; infatti scenderanno a terra il 3 marzo 2016. Questi due astronauti saranno quindi i prima due uomini a soggiornare per un anno intero sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Questa missione è importante per una visione in prospettiva futura di un viaggio lungo, ben oltre la Luna. Benchè non ci sia (ancora) una data precisa per una missione oltre la ISS con equipaggio umano, agenzie come la NASA stanno lavorando per missioni di lunga durata, con (magari) un obbiettivo come Marte. Per il 2018 si prevede il lancio della capsula Orion con il nuovo lanciatore SLS (Space Launch System) e un equipaggio. Si potrebbe dire che si cominciano a prendere le misure per Importanti missioni future che potrebbero avere come obbiettivo (fra gli altri) anche Marte.
La missione di Kelly e Kornienko è un primo passo per capire il comportamento del corpo umano quando è sottoposto a un periodo così lungo in assenza di peso e nello spazio. Ora sappiamo che il nostro corpo quando si trova per molto tempo in orbita dimostra evidenti cambiamenti, quali la perdita di massa ossea (osteoporosi), perdita di massa muscolare (gli astronauti devono fare 2 ore di ginnastica al giorno sulla ISS), l’indebolimento del sistema immunitario e soprattutto più ci si allontana dalla protezione benevola del nostro pianeta (atmosfera e campo magnetico), più la dose di radiazioni solari e cosmiche aumentano pericolosamente.
Un aspetto interessante di questa missione è anche il fatto che Scott Kelly lascerà sulla Terra il fratello gemello Mark Kelly (anch’egli astronauta). Questo permetterà di confrontare i cambiamenti fisici che Scott subirà a seguito della lunga permanenza nello spazio, dato che entrambi condividono l’identico patrimonio genetico.
Precisiamo che se sulla ISS è la prima volta che due esseri umani soggiornano così a lungo, sulla ex Stazione Spaziale Mir (russa) quattro astronauti passarono poco più di un anno consecutivamente nello spazio fra il 1986 e il 2001.
(Fonte: astronautinews.it )
Dal Cosmo è tutto…CIELI SERENI.
Francesca