Marte e’ l’ultimo dei pianeti rocciosi, il 4° partendo dal Sole e il primo degli “esterni” (pianeti posizionati dopo l’orbita terrestre)………….dopo di lui arrivano i giganti gassosi…………..
Piano piano, ci stiamo tutti affezionando a Marte. Le agenzie spaziali ipotizzano un viaggio intorno al 2030 e con 3 anni di “impegno” si va e si torna……………
Il suo suolo, grazie alle varie sonde atterrate e in orbita (non ultima la sonda PHOENIX atterrata il 28 maggio 2008), ci hanno fornito foto ad alta risoluzione del 4° pianeta; permettendoci addirittura di vedere dettagli fino a 10/15 anni fa impensabili – si vedano le foto qui sotto, ma si visiti anche il sito dell’Esa per ammirare questo splendido pianeta……..
Partiamo dalla Carta d’Identita’ : nome Marte – distanza dal Sole: 227 936 637 km (poco piu’ di 1.5 UA vedi Carta d’Identita’ della Terra – pagina 04 in archivio) – AFELIO: 249 228 730 km – PERIELIO: 206 644 545 km – massa: 6,4185 x 1023 kg – sateliti: 2 PHOBOS (27km di diametro) e DEIMOS (10 km di diametro) – campo magnetico: scarso a causa di un nucleo non luquido, ma viscoso (max 5 nanoTesla) – composizione atmosferica: 95% di boissido di carbonio, 2.7% azoto, 1.6% argon, in quantita’ piu’ basse vapore acque, ossigeno e ossido di carbonio – temperatura in superficie: varia da +27 °C a -133 °C – diametro equatoriale: 6804,9 km – velocita’ orbitale: 241,17 m/s – periodo di rotazione: 24 ore 37 minuti e 23 secondi – accellerazione di gravita’ : 0.376 g (traduzione: 70kg sulla Terra diventano 26.4kg su Marte)
Partiamo dalla cosa piu’ evidente: il colore rosso del pianeta; esso e’ dato dalla presenza di ferro e solfuro di ferro che dalle viscere del pianeta e’ risalito in superficie attraverso i vulcani………….
Come per Venere (caratteristico colore giallo= zolfo), anche per Marte l’abbandanza di un elemento diventa un tratto distintivo del pianeta (anche noi siamo d’esempio con l’abbondanza d’acqua diventiamo il pianeta Azzurro).
Il primo a studiare Marte in modo approfondito fu Giovanni Schiapparelli, che nel 1877 fu il primo a parlare di “canali” (inteso come solchi, ma erroneamente tradotto come “canali artificiali”), che attraversano la superficie dell’intero pianeta; poi, sugli studi di Schiapparelli, un grande contributo arriva anche dall’americano Percival Lowell. Ma Marte e’ noto fin dall’antichita’, tanto che i Greci associarono il nome al suo colore rosso/sangue, dando loro il nome del dio della guerra Ares, poi tradotto dai Romani in Marte…
Anche i suoi due satelliti hanno un nome greco legato alla guerra PHOBOS = Paura e DEIMOS = Spavento
Phobos ha un orbita che lo sta portando a superare (fra qualche milione di anni) il limite di Roche (*) rischiando di frantumarsi in tanti piccoli pezzi.
Sulla superficie di Marte abbiamo il piu’ grande vulcano del Sistema Solare, il MONTE OLIMPO: 600 km di superficie alla base e 27 km di elevazione. Abbiamo anche uno dei piu’ grandi canyon: Valles Marineris lungo ben 5000 km, largo 500 km e profondo 5/6 km nel punto piu’ depresso.
Per non parlare di un altipiano denominato Tharsis che ha una superficie di 4.000 km e un’altitudine di 10 km.
…………e giusto per non farci mancare niente, Hellas Planitia e’ il secondo piu’ grande cratere da impatto del pianeta, profondo 6 km e largo 2.000 km.
Ma c’e’ di piu’; dagli anni 70 ha cominciato a saltare all’occhio l’enorme differenza che c’e’ fra a superficie del nord, molto liscia, con la superficie del sud del pianeta, molto piu’ martoriata da crateri (soprattutto crateri da impatto meteorico). Grazie alle sonde di ultima generazione, si e’ potuto effettuare un’analisi piu’ approfondita della superficie di Marte, anche con rilevazioni gravimetriche e altimetriche, arrivando a concludere (dopo le opportune simulazioni al computer), che la superficie settentrionale del pianeta e’ occupata per la maggior parte da un enorme cratere da impatto!
Si pensa che la zona interessata sia il Bacino Borealis che ha una diametro di 8500km e occuperebbe il 40% della superficie del pianeta!!!!!!!!!
La forma ellittica del cratere (e non circolare) fa pensare che il corpo si sia abbattuto su Marte con un’inclinazione di 30° / 60° rispetto all’asse del pianeta.
Il corpo incrimiato (secondo gli studi) dovrebbe avere le dimensioni di Plutone e si deve essere schiantato intorno a 3.9 miliardi di anni fa.
Come per Mercurio e Venere, anche Marte presenta i segni di attivita’ vulcanica. Secondo le analisi, pare che le eruzioni pero’ non fossero costanti come sulla Terra, ma si verificavano a diverse riprese, per un totale di “5 atti”, di cui il primo intorno ai 3.5 miliardi di anni fa e l’ultimo 100 di milioni di anni fa.
Il sottosuolo di Marte, non presenta attivita’ tettoniche, il che esclude i terremoti come li intediamo noi sulla Terra…………………..
Altro da dire su questo affascinante e misterioso pianeta non c’e’; Marte e’ l’unico al di fuori della Terra, sul quale attualemtne ci e’ consentito fare studi approfonditi, rilevazioni in tempi brevi (dialogo Terra <–> sonde) data la sua vicinanza e sul quale cio’ e’ consentito di sognare di atterarci un giorno (e di trovarci dei simpatici omini…….rossi!!!!!)…………..
Nell’attesa possiamo dedicarci a letture fantascientifiche come LUKY STARR IL VAGABONDO DELLO SPAZIO del grandissimo Isaac Asimov proprio ambientato su Marte.
Al di la’ del folklore legato alla fantasia umana, Marte e’ e restera’ un luogo magico gia’ per la possibilita’ che abbiamo di studiarlo cosi’ bene…………e tanto basta…………..speriamo solo che quando attereremo sulla sua superficie, qualcuno si preoccupera’ di raccattare tutte le sonde ormai diventute rottami/spazzatura sulla superficie del pianeta………….chissa’ se rientra nel programma spaziale della Nasa? …………e che per una volta noi umani dimentichiamo “le buone abitudini!!!” terrestri di inquinamento sistematico e incivile.
dal Cosmo e’ tutto………………
Francesca
(*) limite di Roche= distanza minima dal cento di un pianeta (o di una stella), oltre il quale asteroidi (o pianeti) vengono distrutti dalle interazioni mareali del corpo gravitazionalemte piu’ forte. Il risultato e’ una frammentazione del corpo minore sotto posto a queste forze. Si ipotizza che gli anelli di Saturno siano nati dal superamento del limite di Roche da parte di un asteroide che orbitava intorno al pianeta.